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Alzheimer: sintomi iniziali e cura dell’epidemia silente del XX secolo

In questo articolo parliamo di:

L’Alzheimer è una patologia neurodegenerativa che causa gravi danni al tessuto cerebrale. È la causa più comune della demenza (60%-80% dei casi), che colpisce oltre 55 milioni di persone in tutto il mondo. In Italia si stima colpisca oltre 1,2 milioni di persone, che si prevede diventeranno 1,6 milioni nel 2030 (Ansa, 2021).

L’Alzheimer è una patologia fortemente invalidante: provoca un progressivo declino delle capacità cognitive, comportamentali e sociali, che rende la persona che ne è affetta sempre meno autonoma. La malattia impatta in maniera importante anche sui famigliari, sui quali, nella maggior parte dei casi, grava il peso assistenziale.

A essere colpiti sono prevalentemente gli anziani, tuttavia esiste anche la possibilità di un esordio precoce, tra i 40 e i 50 anni.

È stata definita “l’epidemia silente del ventesimo secolo”.

Alzheimer: accenni di storia

La malattia prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che la diagnosticò per la prima volta nel 1907, durante un’autopsia. Il medico notò segni particolari nel tessuto cerebrale di una donna che era deceduta a seguito di una malattia mentale sconosciuta: la presenza di placche amiloidi e di viluppi neuro-fibrillari. Erano gli effetti sul tessuto nervoso dell’Alzheimer, una malattia di cui ancora oggi non si conoscono le cause (fonte ISS).

Alzheimer: i sintomi iniziali

Il decorso dell’Alzheimer è lento e mediamente la prognosi è di 8-10 anni dalla scoperta della patologia. I primi sintomi sono soggettivi ed estremamente variabili. Esistono tuttavia alcuni segnali comuni, che possono essere considerati come campanelli d’allarme. Riconoscerli tempestivamente consente di arrivare a una diagnosi precoce di Alzheimer.

Vediamoli nel dettaglio:

Perdita di memoria: è uno dei segnali più comuni della malattia. Esclusi gli episodi occasionali, che possono rientrare nella norma, la perdita di memoria associata alla malattia di Alzheimer è persistente e progressiva: il soggetto non se ne rende conto, anzi nega. Nello specifico, le persone affette da Alzheimer dimenticano informazioni apprese di recente, come date, appuntamenti ed eventi importanti. Ciò porta questi soggetti a fare sempre più ricorso a strumenti cartacei o tecnologici per supportare la propria memoria. Possono inoltre ritrovarsi a ripetere più volte le stesse affermazioni o domande.

Difficoltà nelle azioni quotidiane, nella programmazione e nella risoluzione dei problemi: attività come cucinare, organizzare, diventano sempre più difficoltose. Il malato può perdere anche la capacità di compiere semplici calcoli matematici. Ciò rende impossibile la propria gestione economica e finanziaria, ma anche il semplice rispetto delle scadenze, ad esempio, delle bollette. Le persone che hanno la patologia in stadio avanzato, dimenticano operazioni base come vestirsi e lavarsi.

Disorientamento spazio-temporale: un soggetto affetto da Alzheimer può perdersi anche su tragitti familiari, come quello per tornare a casa. Oppure può ritrovarsi in un posto senza sapere come ci è arrivato. Il disorientamento può riguardare anche la sfera temporale: il malato può perdere il senso del trascorrere del tempo e delle stagioni.

Diminuzione della capacità di giudizio: il malato può indossare abiti inadeguati per il contesto, come un costume per andare al lavoro. In fasi avanzate della patologia può accadere che il soggetto abbia meno cura della propria persona e dell’igiene, e abbia una scarsa capacità di gestire il denaro, che comporta il rischio di perdere ingenti somme.

Difficoltà a comprendere le immagini visive e i rapporti spaziali: alcuni soggetti possono avere difficoltà a leggere, a valutare le distanze e a riconoscere i colori. Dal punto di vista percettivo, può accadere che davanti a uno specchio, non si riconoscano e pensino che la persona riflessa sia un’altra.

Problemi di linguaggio: il malato di Alzheimer dimentica sovente le “parole giuste” o le sostituisce con altre fuori senso logico. Inoltre fa fatica a seguire una conversazione e a reggere un discorso. Tende a dimenticare il punto e a non sapere come proseguire.

Oggetti posizionati nel posto sbagliato: capita che il malato riponga oggetti nei posti più impensabili, come un paio di calzini in frigo. Inoltre, può succedere che posizioni qualcosa in un dato posto, senza più essere in grado di ricordarlo. Può persino accadere che, non trovando l’oggetto perduto, accusi un familiare di averlo rubato.

Abbandono di hobby e vita sociale: il malato di Alzheimer può a un certo punto abbandonare le proprie abitudini. L’incapacità di ricordare o concludere attività un tempo conosciute a apprezzate, portano il soggetto a isolarsi dalle relazioni sociali.

Cambiamenti di umore, comportamento e personalità: il malato di Alzheimer manifesta cambiamenti di umore repentini e senza alcuna ragione apparente. Oltre alle abitudini, può cambiare drasticamente anche la propria personalità, manifestando comportamenti aggressivi e violenti, diffidenti e sospettosi anche nei confronti delle persone care.

Alzheimer: la cura

Nonostante la scienza sia costantemente alla ricerca di soluzioni efficaci per l’Alzheimer, attualmente non esiste una cura risolutiva. Con una diagnosi precoce, è tuttavia possibile intervenire per rallentare l’avanzata dei sintomi della demenza e migliorare la qualità della vita dei malati e di coloro che li assistono. La terapia per l’Alzheimer prevede anche l’impiego di antidepressivi, ansiolitici, ipnotici e antipsicotici, sulla base dei sintomi emergenti.

Oltre alla diagnosi precoce, di estrema importanza è anche la riabilitazione cognitiva, indispensabile per rallentare il deterioramento mentale e riattivare parzialmente alcune capacità residue. Tra le terapie non farmacologiche per l’Alzheimer, la più efficace sembra essere la Terapia di Orientamento alla Realtà (ROT). L’obiettivo è quello di orientare il paziente nella propria vita personale, nell’ambiente e nello spazio che lo circondano, attraverso stimoli continui di tipo verbale, visivo, scritto e musicale.

A chi rivolgersi?

In caso di Alzheimer, è fondamentale rivolgersi a uno specialista in Neurologia.

Al Poliambulatorio Modoetia di Monza, sono disponibili i seguenti professionisti:

 

 

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Articolo a carattere informativo-divulgativo. In nessun caso può sostituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento. Non intende altresì sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica. È sempre raccomandato rivolgersi a un medico in caso di dubbi o necessità.

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