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Influenza: i sintomi dell’Australiana e l’importanza del vaccino INTERVISTA

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Il virus dell’influenza H3N2, ribattezzato “australiano”, dall’altra parte del globo è stato protagonista della seconda stagione influenzale più pesante dell’ultimo decennio. In Italia è appena arrivato: è stato isolato, per il momento, in Lombardia, Piemonte e nel Lazio. Se nella scorsa stagione invernale, nel nostro Paese sono stati registrati 14,5 milioni di casi di sindromi parainfluenzali – inclusi dunque influenza vera e propria, Covid, virus respiratorio sinciziale (Rsv) e altri virus similari – per quest’anno sono attesi valori leggermente superiori.

Abbiamo approfondito i sintomi dell’influenza australiana, l’importanza della vaccinazione e le possibili soluzioni per “potenziare” il proprio sistema immunitario, con il Dott. Walter Della Sala, pneumologo del Poliambulatorio Modoetia di Monza.

Quest’anno si parla di “variante Australiana”. Cosa può dirci a tal riguardo?

“Può succedere che periodicamente si possano verificare delle varianti dello stesso virus – e parliamo ovviamente del virus influenzale tipo A – quello più frequente. Anche se, per la verità, ultimamente si sono succedute varianti di poco conto, tanto è vero, che non si sono resi necessari aggiustamenti dello stesso vaccino.

Quest’anno invece, vuoi per il Covid e i relativi vaccini, vuoi per tutto ciò che è successo di negativo nel mondo, pandemie, guerre, cambiamento climatico, incombe la minaccia di questa variante Australiana, che così tanti danni ha creato nell’emisfero meridionale. Parliamo ovviamente del sottotipo H3N2 del virus tipo A”.

Quali sono i sintomi distintivi di questa influenza?

“Parlando di sintomatologia, non ci sono grandi differenze in realtà tra virus influenzale classico, Covid e Australiana. Solitamente si tratta di: iperpiressia, rinite, artralgie diffuse, spossatezza, tosse produttiva, mal di gola, etc…”.

Come riconoscere dunque l’influenza dell’ultima variante del Covid?

“Per escludere il Covid, è utile e necessario effettuare il classico tampone naso-faringeo”.

Quando è meglio sottoporsi al vaccino? Dopo quanti giorni si attiva la copertura?

“Come ogni anno, ormai da decenni, si parla di campagna vaccinale antinfluenzale. Sicuramente sono favorevole a consigliare la vaccinazione, eventualmente in associazione con quella antipneumococcica, valutando ovviamente i casi più ‘meritevoli’. Solitamente, considerato che il vaccino, una volta inoculato, perché inizi la sua azione benefica, necessita di 15 giorni e tenuto conto che la sua copertura è di 3 mesi e il picco influenzale è compreso tra gennaio e febbraio, si preferisce iniziare la campagna vaccinale verso fine ottobre-inizio novembre. Quest’anno invece, in previsione dell’arrivo anticipato dell’Australiana, si è preferito iniziare il tutto dal 10/10”.

Quali categorie sono più a rischio per le quali il vaccino è raccomandato?

“Le categorie più interessate, sono ovviamente quelle più fragili, ovvero le persone dai 65 anni in su, gli immunocompromessi e tutti coloro che sono affetti da patologie croniche”.

È possibile prevenire l’influenza, nel limite del possibile, anche con qualche integrazione, oltre che con la vaccinazione?

“Per aumentare la protezione, è consigliabile una terapia immunostimolante da intraprendere ogni sei mesi, per almeno tre anni”.

A chi rivolgersi?

In caso di problematiche respiratorie, è sempre opportuno rivolgersi a uno specialista in Pneumologia. Al Poliambulatorio Modoetia di Monza, sono disponibili i seguenti professionisti:

 

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