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Sindrome del bambino scosso: sintomi, conseguenze e consigli per evitarla

In questo articolo parliamo di:

La Sindrome del Bambino Scosso, altrimenti nota come Shaken Baby Syndrome, è considerata una delle forme più gravi di maltrattamento fisico del neonato che si consuma prevalentemente in ambito intra-familiare. Ѐ la prima causa di morte per abuso. La maggior parte dei casi si verifica nel primo anno di vita, con una maggior incidenza nei primi sei mesi.

In concreto consiste nello scuotimento violento del bambino, mentre viene tenuto per il tronco. La testa, per le sue grandi dimensioni e per via di una muscolatura cervicale ancora troppo debole per sostenerla, si ritrova a roteare rapidamente senza alcun freno. Ciò induce il cervello del neonato a muoversi liberamente all’interno del cranio, provocando lesioni neurologiche molto severe, tra cui ecchimosi, gonfiore e sanguinamento dei tessuti.

Il gesto dello scuotimento non nasce quasi mai da intenzioni violente premeditate, bensì da una reazione istintiva e disperata dinanzi a un pianto persistente e inconsolabile del neonato.

Prima indagine in Italia sulla Shaken Baby Syndrome

La SBS può portare anche al coma o alla morte del bambino fino in 1/4 dei casi diagnosticati. Secondo uno studio condotto nella primavera 2023 dalla Fondazione Terre des Hommes, in collaborazione con la Rete Ospedaliera per la Prevenzione del Maltrattamento all’Infanzia, su un campione di 47 casi di Shaken Baby Syndrome – diagnosticati dagli ospedali partecipanti dal 2018 al 2022 – 34 neonati hanno meno di 6 mesi e per tutte le fasce di età identificate (da 0 a 2 anni) sono più frequenti vittime di genere maschile. Il 35% dei bambini e delle bambine risulta prematuro e con altre patologie, entrambi fattori che aumentano il rischio di subire scuotimento.

In 5 casi, i gravi danni riportati hanno causato la morte dei lattanti, mentre in altri 25 casi, a distanza di tempo, si sono verificate gravi compromissioni del percorso evolutivo.

Dallo studio è emerso inoltre che spesso lo scuotimento avviene nell’ambito un quadro di maltrattamento più ampio: 29 casi su 47 presentano la compresenza di diverse forme di maltrattamento. Un terzo dei casi rilevati era già stato in pronto soccorso o per altre patologie (21%) o per sintomi sospetti di scuotimento (15%).

Cosa succede al cervello del bambino quando viene scosso

Il cervello di un neonato è estremamente delicato: alla nascita è molto più morbido, ricco di acqua e con il 25% del suo peso adulto. La struttura cerebrale non è ancora completamente formata, così come il cranio – che dovrebbe fungere da scudo di protezione – non è ancora del tutto saldato. L’effetto “frusta”, generato dallo scuotimento violento del lattante, può portare a:

  • Lacerazioni dei vasi sanguigni cerebrali con emorragie subdurali ed emorragie retiniche;
  • Contusioni del tessuto cerebrale, lesioni dei neuroni, edema cerebrale, che può comprimere aree vitali;
  • Microfratture o stiramenti della colonna vertebrale cervicale con rischio di paralisi;
  • Alterazione improvvisa della pressione intracranica, che può provocare ischemie o morte cellulare in aree critiche come il tronco encefalico, che regola funzioni vitali (respiro, battito cardiaco).

La sindrome del bambino scosso si può verificare anche con soli 5 secondi di scuotimento.

I sintomi della sindrome del bambino scosso

I sintomi che si manifestano con la sindrome del bambino scosso possono variare da lievi a gravi. Possono includere:

  • Irritabilità intensa o altri cambiamenti nel comportamento
  • Letargia, sonnolenza, mancanza di sorriso
  • Scarsa alimentazione, mancanza di appetito
  • Diminuzione della vigilanza
  • Perdita di coscienza
  • Pallore o colorito bluastro della pelle
  • Lividi intorno al collo, al torace o alle braccia
  • Vomito
  • Convulsioni anche lievi
  • Mancanza di respiro

Il riconoscimento precoce è essenziale: in caso si sospetti una sindrome da bambino scosso, è fondamentale intervenire rapidamente, sottoponendo il neonato a un controllo medico d’urgenza. L’accertamento elettivo per individuare lesioni legate a tale sindrome è la risonanza magnetica, in alternativa la TAC. Nel 40% dei casi, tali esami vengono tuttavia eseguiti soltanto 24 ore dopo l’ingresso al pronto soccorso, un ritardo che complica il percorso diagnostico e la corretta presa in carico della vittima.

I fattori di rischio

Nella maggior parte dei casi, i bruschi movimenti responsabili della sindrome del bambino scosso vengono attuati senza una chiara consapevolezza dei gravi danni che si possono arrecare. Sono frutto per lo più dell’ignoranza, da parte dei genitori, riguardo alla fragilità della struttura encefalica di un lattante e alle conseguenze che ne possono derivare.

In questo contesto, possono talvolta coesistere alcuni fattori di rischio:

  • Giovane età della mamma;
  • Stato depressivo;
  • Disagio socio-economico;
  • Utilizzo di sostanze d’abuso;
  • Basso livello culturale;
  • Precedenti episodi di maltrattamenti in famiglia.

Strategie per gestire il pianto inconsolabile

Il pianto è una forma primaria di comunicazione per i neonati. Talvolta può trasformarsi per i neogenitori in una fonte di frustrazione, che in casi estremi può portare alla perdita di controllo. Per evitare di compiere gesti inconsulti, può essere utile adottare alcuni accorgimenti:

  • Proporre il succhietto o cantare una ninna nanna;
  • Usare rumori bianchi (phon, aspirapolvere, apposite app);
  • Se tutte le altre strategie non funzionano, lasciare il bambino in un posto sicuro e allontanarsi fino a quando non si è riacquistato un certo equilibrio;
  • Chiedere aiuto: affidarsi a qualcuno per qualche ora per staccare e rigenerarsi.

È importante infine sottolineare come la sindrome del bambino scosso non si sviluppi dopo aver agitato il neonato in modo giocoso, come quando lo si fa “trottare” sulle ginocchia dei genitori, È altresì altamente improbabile che si verifichi a seguito di incidenti domestici minori, come cadute da una sedia.

A chi rivolgersi

Al Poliambulatorio Modoetia di Monza, in ambito pediatrico, sono disponibili i seguenti professionisti:

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Articolo a carattere informativo/divulgativo. In nessun caso può sostituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento. Non intende altresì sostituire il rapporto diretto medico/paziente o la visita specialistica. È sempre raccomandato rivolgersi a un medico in caso di dubbi o necessità.

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